Dopo due quadrienni olimpici cancellati dalla guerra, i Giochi ripresero ospitati dalla neutrale Svizzera, anche se le condizioni rovinose degli impianti e le pessime condizioni atmosferiche influirono pesantemente sui risultati. Lo sci alpino irruppe con forza nel programma che presentò anche la bizzarria di un pentathlon invernale. Solo la Svezia, rimasta al di fuori della guerra, non mostrò il calo degli altri Paesi nordici: i gialloblu furono ancora primi nelle prove di fondo con Martin Lundstrom e Nils Karlsson, il famoso "Mora-Nisse" grande profeta della Vasaloppet. Nino Bibbia, un "cittadino" di Sondrio, vinse nello skeleton la prima medaglia d'oro (e la prima in assoluto) per l'Italia ai Giochi Invernali. Lo skeleton si disputò solo due volte ai Giochi, sempre a St.Moritz. In campo femminile due ottimi quarti posti di Celina Seghi.
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